Su La città morta, Tragedia Guaragnella, Pasquale
Archivio d'Annunzio (Online),
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Journal Article
Recenzirano
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Luigi Pirandello wrote in a review about d’Annunzio’s La città morta that “no one, today fortunately, speaks like the characters in this tragedy”. However, indirectly replying to him as to other ...detractors, d’Annunzio observed that those who criticised his work showed that they “did not understand what tragic art is”. In support of his poetics, d’Annunzio cited the Sophocles models of Agamennone and Antigone. But there is more. D’Annunzio founded a theatre of ‘high’ speech, which was counterpointed by the silences of the characters and an action that took place mainly in the ‘interiors’. This choice made it possible to propose a peculiar furnishing philosophy related to sepulchral aspects and an intense idea of death. Above all, it was the notion of time that was deeply traversed by d’Annunzio’s experience of the tragic, a sign that the discovery of the tombs of the Atrides – the central topic of the work – on the one hand cancelled the “errors of time“ suspended between a remote past and an inert present, but on the other hand it exhumed a world of terrible passions like incestuous drives. This was intended to be the profound meaning of the tragic theatre founded by d’Annunzio with La città morta.
For a long time, different readers, from Vittorio Imbriani to Benedetto Croce, have ignored the considerable debt of the Neapolitan Giambattista Basile towards the Bergamo-born Giovan Francesco ...Straparola. Despite their different poetic and moral positions, the tales of the "Pentamerone" (1634-1636) ‘stole’ several pages from the tales included in the "Piacevoli notti" (1550 e 1553). After Croce, thanks to the study of Marziano Guglielminetti, the recent criticism has recognized and finely analyzed these 'thefts' or rewritings by Basile.
Il confino al quale Carlo Levi fu condannato nei territori della Lucania, in particolare ad Aliano, gli diede occasione di conoscere molto da vicino le mentalità e i costumi della piccola borghesia ...meridionale del Ventennio fascista. Attraverso la descrizione dei personaggi più rilevanti del Cristo si è fermato a Eboli, come per esempio il podestà Don Luigi, il dottor Gibilisco e il dottor Milillo per citarne alcuni, Levi opererà una denuncia acre del ruolo della piccola borghesia, una denuncia che si protrarrà con l’Orologio e susciterà scandalo nella cultura comunista del secondo dopoguerra. L’orientamento di Levi affonda le sue radici nella posizione in particolare di Gaetano Salvemini e di Piero Gobetti.
Il contributo critico che si propone affronta queste tematiche attraversando le pagine iniziali del Cristo.
Tuttavia Tarte di ben vivere, rileva Vittorio Frajese, "prima di un metodo galenico di applicazione dei rimedi, è una cognizione delia composizione dell'animo" per raggiungere l'indolenza, ma non ...attraverso 1'astinenza totale-come sostenevano gli ordini monastic! e Ia convinzione comune-bensì tentando di assecondare i piaceri necessari e contrastando solo quelli superflui.9 Scrive Montaigne: "Le vite più belle sono, seconde me, quelle ehe si conformano al modello comune e umano, con ordine, ma senza eccezionalità e senza stravaganza." A cette sorte de discipline regardoit le vieux Caton, quand il diet que les sages ont plus à apprendre des fouis que les fouis des sages.22 E poco più avanti, nello stesso capitolo degli Essais: La sottise est une mauvaise qualité; mais de ne la pouvoir supporter, et s'en despiter et ronger, comme il m'advient, c'est une autre sorte de maladie.23 Ora, assai significativamente, un aforisma quasi analogo si trova nei Pensieri medico-morali: la pazzia è una mala qualità, ma il non poterla sopportare, e rendersi et indispetirsene è peggio, senza ehe spesso riputiamo noi stessi pazzi sopra il soggetto del nostro vicino.24 E agevole rilevare ehe sopportare e indispetirsene traducono correttamente supporter e s'en despiter; resta da chiedersi di quel verbo sarpiano rendersi, non comprensibile. Si legga il passo di Charron: Dieu est le dernier effort de nostre imagination vers la perfection, chacun en amplifiant l'idée suyvant sa capacité, et pour mieux dire, Dieu est infiniment par-dessus tous nos derniers et plus hautes efforts et imaginations vers la perfection.48 A queste osservazioni fanno eco i sarpiani Pensieri sulla religione: gli dei corne sono posti nel sommo luoco, così sono !'ultimo sforzo della immaginazione di ciascuno, la quale non capace d'altro essere ehe del suo vi aggiunge ? relazione ? negazione, e Io compara di quello ehe siamo e vorressimo essere. ... Si legga, d'altro canto, il passo di Charron: Son office della religione nobile est d'eslever Dieu au plus haut de tout son effort, et laisser l'homme au plus bas, l'abattre comme perdue, et puis luy fournir des moyens de se relever, luy faire sentir sa miser et son rien, afin qu'en Dieu seul, l'homme mette sa confidence et son tout.51 In questo ambito di problemi, segnati per così dire dalle figure dell'"alto" e del "basso," Sarpi riprende precisamente la distinzione charroniana tra religioni superstiziose e religioni nobili.