Nella prima metà del IV secolo a.C. (369 o 363/362 a.C.), nel santuario panellenico di Delfi, i Tessali dedicano un’iscrizione e una statua bronzea in onore del comandante tebano Pelopida, ...probabilmente per celebrarne le gesta contro Sparta, in difesa della Tessaglia. L’offerta reca inoltre la firma dell’artista Lisippo.
In the context of the Querelle des Femmes debate, Lodovico Do-menichi represents not only one of the most prolific authors but also one of the personalities capable of building a network of contacts ...and relations with other figures of the culture and society of his time. The article focuses in particular on some of Domenichi’s dedications, attempting to highlight how the words of the polygraph from Piacenza aimed to create a circle of men who would support the female cause
Nell’ambito del dibattito della Querelle des Femmes Lodovico Domenichi rappresenta non solo uno degli autori più prolifici ma anche una delle figure capace di costruire attraverso le sue opere una rete di contatti e relazioni con altre personalità della cultura e della società del suo tempo. L’articolo si concentra in particolare su alcune dediche di Domenichi ad altri uomini cercando di evidenziare come le parole del poligrafo piacentino abbiano come obiettivo la creazione di un circolo di uomini che appoggiano e sostengono la causa femminile.
Dedica dei Focidesi a Delfi Franchi, Elena
Axon (Venezia. Periodico),
06/2018, Volume:
2, Issue:
1
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Nel magazzino del Museo archeologico di Delfi sono conservati due frammenti in calcare (inv. nr. 1091 e inv. nr. 37) che a giudizio degli editori appartengono a un’unica epigrafe. L’iscrizione è ...fortemente lacunosa; la scrittura è stoichedon e disposta su due linee. Il frammento 1091 riporta τῶι, l’articolo con cui comincia la seconda linea; il frammento 37 riporta le lettere αν poi integrate fino a diventare δεκάταν nella linea 1, e λῶν nella seconda linea, integrate in Θεσσαλῶν (cf. Plut. De Pyth.or., 15: Φωκεῖς ἀπὸ Θεσσαλῶν). Entrambi i frammenti recano le tracce di iscrizioni successive incise in ambiente focidese. Il testo integrato farebbe riferimento a una decima che i Focidesi avrebbero dedicato ad Apollo dopo una vittoria conseguita sui Tessali (cf. Syll.3 203A). Come nel caso di Syll.3 202B, le possibilità di interpretazione sono (almeno) quattro: la vittoria arcaica narrata da Erodoto, Pausania e Plutarco; la battaglia di Argolas (la moderna Mendenitsa?), combattuta nel 355 a.C. riferita da Diodoro; una vittoria conseguita contro i Galati di Brenno (279 a.C., cf. Paus. 10.8.3 e 10.23.3); una vittoria dei Focidesi di cui non è fatta menzione nella letteratura a noi pervenuta.
Si data fra 120 e 110 a.C. circa una base iscritta rinvenuta a Delo, dedicata all’atleta Menodoro. La dedica onoraria è accompagnata da una lastra su cui sono incise trentasei corone, disposte su ...quattro file da nove corone ciascuna. Delle trentasei corone, trentadue sono dedicate a vittorie atletiche, e quattro sono corone onorarie conferite dagli Ateniesi, dai Rodii, dai Tebani e da re Ariarate V. Sul blocco che costituisce la modanatura della base, inoltre, è possibile leggere la firma dello scultore Eutichide. La base si segnala infine per la varietà di agoni attestati: in più di un caso, ne costituisce una delle più antiche attestazioni.
Dedica ad Atena da Megara Giovagnorio, Francesca
Axon (Venezia. Periodico),
06/2018, Volume:
2, Issue:
1
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La tabella in bronzo, rinvenuta a Megara, risulta mutila nella parte superiore, dove dovevano collocarsi i nomi dei dedicanti. Nel testo conservato si evince il motivo della dedica, rivolta alla ...dea Atena. Si desume, infatti, che gli offerenti siano sfuggiti a un gruppo di predoni e che abbiano a questi sottratto un bottino. La decima del bottino è stata poi consacrata alla dea. Il termine dekate non necessariamente indica la decima parte del totale in senso stretto, potrebbe anche essere utilizzato con il generico significato di ‘offerta votiva’. La tabella è caratterizzata da due fori, in basso ai lati, che molto probabilmente indicano una sua affissione, forse sullo stesso ex voto donato alla dea. Grazie alle particolarità grafiche dell’alfabeto è possibile datare l’epigrafe alla seconda metà del V secolo a.C. La dedica è da ricollegare, molto probabilmente, al santuario della dea Atena che Pausania (1.42.4) vede sulla collina definita Alkathoos, del quale sono stati individuati alcuni resti archeologici del pronao, della cella e della peristasi che consentono di datare la struttura al VI secolo a.C.
Dedica votiva di Aristeis Maniglia, Francesco
Axon (Venezia. Periodico),
06/2019, Volume:
3, Issue:
1
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Placchetta d’argento di forma quadrangolare rinvenuta a Francavilla Marittima (Sibaritide) e databile tra la fine del VII e gli inizi del VI sec. a.C. L’iscrizione corre su una delle due facce ed è ...stata realizzata secondo l’antico sistema di scrittura bustrofedico (con principio retrogrado). La dedica è composta dalla menzione del donatore, una donna di nome Aristeis, seguita dal verbo di offerta. In mancanza del nome del dedicatario non è possibile stabilire l’identità della divinità a cui l’oggetto è stato offerto. Si tratta forse di un culto ctonio, come suggerisce la notizia, non del tutto affidabile, secondo cui l’oggetto proverrebbe dalla necropoli di contrada Macchiabate; non è da escludere che il lingotto fosse pertinente al santuario di Timpone della Motta, in cui una venerazione ad Atena risulta attestata almeno dagli inizi del VI sec. a.C. L’esistenza di alcuni esemplari poseidoniati del tutto simili a quello sibarita mette in luce un sistema di offerte ben definito, comune a Sibari e Poseidonia, costituendo un’ulteriore prova a favore dell’identificazione di quest’ultima come fondazione sibarita.
Nel 1734 fu rinvenuta a Siracusa, e più precisamente, nel quartiere di Acradina, una base votiva che reca un’iscrizione di dedica di un votivo da parte dei Siracusani a tutti gli dèi per celebrare ...una vittoria di Ierone II in un’occasione in cui il sovrano si sarebbe distinto in campo militare: è probabile che si tratti della prima vittoria ufficiale, quella riportata sul Longano all’inizio del suo regno. A questo momento specifico sembra rinviare, infatti, il verbo hegeomai della base siracusana che connota Ierone II innanzi tutto come condottiero che, proprio in virtù della sua gloria militare, avrebbe guadagnato le simpatie dei Siracusani e dei loro alleati e avrebbe assunto il potere regale. Mediante la dedica si presenta Ierone ufficialmente nel suo nuovo statuto di basileus, acclamato e riconosciuto dai Siracusani alla presenza di tutti gli dèi.
Risalente agli inizi del V secolo, l’epigrafe in esame offre un esempio di dedica votiva di carattere privato ad opera di Autandros e Mys, due pescatori operanti nella baia di Eleusi. Riusciti a ...catturare un pesce spada (in greco, θρανíς), essi offrirono un altare in segno di ringraziamento al dio del mare, Poseidone. La dedica di un altare ad opera di Autandros e Mys rappresenta un evento insolito, dal momento che i pescatori erano usi consacrare alle divinità protettrici della pesca altri tipi di offerte (parte del pescato, pezzi di imbarcazioni, parte degli attrezzi da lavoro). L’analisi delle tradizioni mitiche legate a Poseidone e il confronto con le fonti letterarie consente di ascrivere l’eccezionalità di questa dedica a due fattori: in primis, alla centralità rivestita dal dio del mare rispetto all’identità del demo eleusinio; in secundis, all’esito assai felice della battuta di pesca, essendone stato oggetto di cattura un pesce come lo spada, ostico da pescare e, soprattutto, insolito visitatore delle acque di Eleusi.
Nell’ignota fondazione seleucide nella Battriana orientale presso Aï Khanum, un personaggio di nome Clearco fece erigere nel temenos dell’ecista Cinea una stele con una serie di ca. 150 massime ...attribuite ai Sette Sapienti. Nel raffinato epigramma inciso sulla base del manufatto accanto alle ultime 5 massime il redattore spiegava che la serie era stata da lui copiata fedelmente da un esemplare consacrato a Delfi. Benchè non sia possibile ricostruire con certezza le fasi cronologiche della città battriana e dell’heroon, con cui la stele era connessa per posizione e significato, il contesto storico dell’ellenismo orientale e lo stile epigrafico del manufatto suggeriscono come data della dedica il primo quarto del III secolo a.C. e portano ad accettare come possibile l’identificazione del redattore con il filosofo peripatetico Clearco di Soli, interessato tanto alla sapienza delfica dei Sette quanto a quella dei saggi irani e indiani. Il documento è senz’altro significativo della cultura e dell’identità greca nell’Oriente ellenistico, ma deve essere valutato nella dimensione ‘aperta’ della città regale, come espressione dichiarativa e non di arroccamento di una grecità isolata in un con- testo ‘barbaro’. Esso rientra anche a pieno titolo nella discussione recente sulla tradizione testuale delle massime, di cui rappresenta una delle prime redazioni nella versione ‘lunga’, ed è tenuto in considerazione nelle nuove edizioni dei frammenti di Clearco di Soli.
Between the beginning of the first century and the years 269-272, 51 religious inscriptions of the city of Die mention the name, more or less preserved, of
cultores. One, perhaps two, come from the ...community of Voconces : they are evidences of the official state religion of the city. The 49 others were carved by a private association of devotees and by individuals (9 women and 44 men). Mainly attested in urban or suburban area, the texts are also found in the countryside (rural sanctuaries…). The deities which are honored are varied (indigenous, Gallo-Roman, Roman, «Eastern » ), and the epigraphic material too (altars, plates…). The form of these religious texts and the denomination of the cultores (Roman citizens or Latin citizens) show they are highly romanized and latinized.
entre le début du Ier siècle et les années 269-272, cinquante et une inscriptions religieuses de la cité de Die mentionnent le nom plus ou moins bien conservé de cultores. Une, peut-être deux, émanent de la communauté des Voconces et sont des témoignages de la religion publique officielle de la cité. Les quaranteneuf autres ont été gravées à titre privé par une association de dévots et par des particuliers (neuf femmes et quarante-quatre hommes). Majoritairement attestés en milieu urbain ou suburbain, les textes se retrouvent aussi dans les campagnes (sanctuaires ruraux…). Comme les divinités honorées (indigènes, gallo-romaines, romaines, «orientales » ), les supports épigraphiques sont variés (autels, plaques…). Le formulaire religieux et leur dénomination montre que les cultores (citoyens romains ou citoyens latins) sont très latinisés et romanisés.