Südkärnten/Južna Koroška vollzog in den ungefähr letzten 100 Jahren einen ethnischen und sprachlichen Wandel. Die slowenische Sprache ist in der Kulturlandschaft zwar nach wie vor präsent, doch hat ...sie in weiten Teilen die Rolle einer vielverstandenen und vielgesprochen Umgangssprache eingebüßt. Der sich verändernde Stellenwert der slowenischen Sprache wird in diesem Beitrag anhand der Südkärntner Erinnerungskultur unter besonderer Berücksichtigung der Erinnerungszeichen des Totengedenkens untersucht (Friedhöfe und Grabsteine sowie Kriegerdenkmäler). Diese Erinnerungskultur, die auch als Sepulkralkultur bezeichnet werden kann, ist v.a. von den Gewalterfahrungen des 20. Jahrhunderts und der schwindenden Bedeutung der slowenischen Sprache geprägt.
La storia degli agostiniani a Rijeka (Fiume), prima comunità religiosa maschile cittadina, presente nel capoluogo del Quarnero dal Trecento al Settecento, è rimasta alquanto sconosciuta. Analizzando ...due fonti inesplorate, il Protocollum conventus Fluminensis ed il Diplomatarium monasterii sancti Hieronymi l'autore riporta alla luce la notizia circa una sconosciuta cappella di S. Girolamo. In base ad un legato pio di messe in seno alla cappella, del successivo trasferimento delle messe dalla cappella alla grande chiesa di S. Girolamo in seguito al diroccamento della stessa, il tutto registrato nelle fonti, veniamo a conoscenza di un luogo di culto fi nora ignorato testimone della pietà popolare verso il santo di Stridone. L'autore pone i dati all'interno del contesto della tesi liburnica di ubicazione della città natale di S. Girolamo.
La storia degli agostiniani a Rijeka (Fiume), prima comunità religiosa maschile cittadina, presente nel capoluogo del Quarnero dal Trecento al Settecento, è rimasta alquanto sconosciuta. Analizzando ...due fonti inesplorate, il Protocollum conventus Fluminensis ed il Diplomatarium monasterii sancti Hieronymi l'autore riporta alla luce la notizia circa una sconosciuta cappella di S. Girolamo. In base ad un legato pio di messe in seno alla cappella, del successivo trasferimento delle messe dalla cappella alla grande chiesa di S. Girolamo in seguito al diroccamento della stessa, il tutto registrato nelle fonti, veniamo a conoscenza di un luogo di culto fi nora ignorato testimone della pietà popolare verso il santo di Stridone. L'autore pone i dati all'interno del contesto della tesi liburnica di ubicazione della città natale di S. Girolamo.
Molte e varie leggende di san Girolamo sono state conservate nella più antica tradizione letteraria croata e confermate in più alfabeti e lingue. Numerose e varie leggende medievali croate di san ...Girolamo testimoniano la diffusione e la popolarità del suo culto. San Girolamo fu venerato in particolar modo dai glagolitici croati che lo consideravano l’ideatore dell’alfabeto glagolitico, il fondatore della tradizione glagolitica e il traduttore della Bibbia in lingua croata. Di special interesse sono le Vite di san Girolamo, conservate nei vari breviari e miscellanee glagolitici. In questo studio la Traslazione di San Girolamo viene pubblicata nella translitterazione latina per la prima volta.
Die Reste des ehemaligen Archivs der Familie Gallenberg werden heute im Archiv der Republik Slowenien, und zwar im Herrschaftsarchiv Lusttal (Dol), aufbewahrt. Es handelt sich um ca. 100 ...mittelalterliche Urkunden, heute Bestandteil einer einheitlichen chronologisch geordneten Sammlung, die ursprünglich verschiedenen adeligen Familien gehörten. Urkunden, deren Emplänger die Gallenberger wären, gibt es verhältnismäßig wenige. Aufgrund der erhaltenen, jedoch nicht ausreichend erforschten Archivverzeichnisse, die aus der Zeit vom 16. bis zum 19. Jahrhundert stammen, herrschte bisher in den Fachkreisen die Auffassung vor, dass das erhaltene Korpus, wenn wir uns dabei nur auf das mittelalterliche Urkundenmaterial beschränken, ungefähr die Hälfte der ehemaligen Gallenberger Urkundensammlung darstelle. Für die zweite Hälfte (89 Urkunden, vorwiegend aus dem 14. Jahrhundert), bereits seit cinem halben Jahrhundert im Steiermärkischen Landesarchiv aufbewahrt, erfuhr die Öffentlichkeit aus Brunners Edition im Jahr 1995, womit das Problem der Gallenberger Urkunden mehr oder weniger als gelöst zu sein schien. Die 2011 sorgfältig durchgeführte Analyse der erwähnten Archivverzeichnisse zeigte jedoch, dass das sogenannte Lusttaler Archiv am Ende des 18. Jahrhunderts ein doppelt so großes mittelalterliches Urkundenkorpus umfasste (nicht etwa 200, sondern gut 370 Urkunden), dessen Bruchteile (insgesamt 21 Urkunden) sich heute nicht nur an den erwähnten Standorten sondern auch im Kärntner Landesarchiv in Klagenfurt (10), im Steiermärkischen Landesarchiv in Graz (9 zusätzliche Urkunden außerhalb des Rahmens des erwähnten veröffentlichten Korpus) sowie im Stadtarchiv in Krems an der Donau und im Stiftsarchiv in Lilienfeld (je eine Urkunde) identifizieren lassen. Der restliche dem Fachpublikum gänzlich unbekannte Teil ist vorerst nur in Form von Zusammenfassungen der erwähnten Verzeichnisse zugänglich. Diese 174 Regeste, die im Anhang veröffentlicht werden, stellen einen Schlüssel dar für bedeutende Einsichten im Bereich der Genealogie und Besitzgeschichte der Gallenberger. Der Gallenberger Genealogie im 14. und 15. Jahrhundert ist der zweite Teil des vorliegenden Beitrags gewidmet. Die Verwendung aller zugänglichen Quellen und Regeste der nicht erhaltenen Urkunden machen eine Ergänzung und Korrektur der bisherigen Kenntnisse über den einschlägigen Bereich möglich. Neue Erkenntnisse ermöglichen auch eine kritische Analyse der gut 300 Jahre alten Genealogia illustrissimae familiae de Gallenberg von Schönleben, die bisher als unzuverlässig bzw. in einigen Teilen mindestens unüberprülbar galt. Überraschenderweise kann man Schönlebens Feststellungen größtenteils rehabilitieren, zugleich aber auf einige wesentliche Fehler hinweisen und diese entsprechend berichtigen.
L'articolo si basa sull'analisi dei documenti ufficiali italiani, che durante la fuga dell'occupatore, avvenuta dopo la capitolazione dell'Italia, vennero lasciati a Ljubljana. Gli originali vennero ...custoditi dalla Commissione per l'accertamento e la verifica dei delitti degli occupatori e dei collaborazionisti, che dopo la guerra curò anche l'edizione di alcuni di questi documenti. Il materiale a riguardo gli internamenti dimostra una ingiustificabile violazione del diritto internazionale da parte dell'occupatore italiano, che sottopose gli Sloveni ad una barbarie criminale, per la quale nonostante la Dichiarazione di Mosca e i documenti probatori nessuno fu punito. La svolta nella seconda guerra mondiale provocò anche nella Provincia di Ljubljana un cambiamento della tattica italiana. Nel novembre del 1942 per via del crescente disordine il reparto del Comando dell'XI Corpo d'Armata, al quale venivano inviate le richieste di rilascio dai campi di concentramento, decise di istituire una commissione speciale, che in base alle richieste avrebbe avuto il compito di preparare le proposte per il rilascio dei singoli internati. All'inizio la commissione, critica nei riguardi dei metodi di rilascio attuati fino ad allora, dava ancora l'impressione di essere un organo serio, ma dal marzo del 1943 in poi prevalsero di nuovo i metodi già sperimentati ed attuati: invitare gli internati alla collaborazione, raccomandazioni, conoscenze personali, corruzione e una intenzionale lentezza nell'esaminare le richieste. Le domande di rilascio, che si sono conservate, mostrano che alcuni internati per via delle condizioni terribili, in cui vivevano nei campi di concentramento, e della paura di perire di fame furono spinti ad accettare i non celati inviti italiani alla collaborazione. Nelle richiste di rilascio infatti questi internati esprimono la loro disponibilità a servire nelle unita della Milizia volontaria anticomunista. Malgrado gli esiti positivi delle domande la mortalità dei malati aumentava anche per via delle troppo lunghe procedure con cui venivano esaminate le richieste di rilascio. Invece di rilasciare gli internati, le richieste dei quali venivano accolte, venivano rilasciati gli internati, per i quali non vennero richieste nessune inchieste, il che indica l'intervento di persone influenti. Le testimonianze degli internati rivelano anche la lacerazione all'interno del popolo sloveno durante l'occupazione fascista, la quale fu abilmente sfruttata dall'occupatore italiano, sostenuto da una parte del clero sloveno, per il reclutamento di nuovi soldati. Riguardo i campi di concentramento nella stampa cattolica del 1944 le Crne bukve non potcrono evitare il tono ideologico. I collaboratori dell'occupatore che provenivano dalle loro file venivano giustificati, denunciando i comunisti di un atteggiamento simile. Durante la guerra la risposta alle Crne bukve fu affidata agli opuscoli della stampa partigiana.