Il contributo offre una lettura trasversale di due scritture di viaggio ad opera di viaggiatrici inglesi che all’inizio del Novecento attraversarono le terre d’Abruzzo: In the Abruzzi di Anne ...McDonell (1908) e Through the Apennines and the Lands of the Abruzzi: Landscape and Peasant Life di Estella Canziani (1928). Partendo da una ricognizione della letteratura critica sulla scrittura odeporica femminile e del suo intreccio con le cornici metodologiche che hanno indagato il panorama immaginario del Sud Italia, margine del margine e simbolica zona d’ombra tra l’Europa e l’Africa, l’analisi si concentrerà soprattutto sulle differenze nella strutturazione della voce narrante e della posizionalità dello sguardo in questi due resoconti, per disinnescare il rischio di appiattire queste soggettività in uno stereotipo che non renda merito delle stratificazioni che queste due scrittrici mostrano nei rispettivi approcci al territorio abruzzese. Il contrappunto tra elementi retorici come il commento politico e l’ironia per MacDonell e il linguaggio etnografico e favolistico per Canziani permettono a chi legge oggi di confrontarsi con le complessità dei territori raccontati e delle comunità che li abitano; l’intersezione di questi due sguardi femminili contribuisce ad una rappresentazione decisamente sfumata, che mette in questione facili binarismi come civilizzato/primitivo o tradizione/modernità.
Sin dalla metà del XIX secolo l’Umbria è una terra di scoperte per diverse pittrici preraffaellite provenienti dall’Inghilterra, le quali interpretano pittoricamente l’“incanto” del paesaggio e della ...cultura locale. Il loro interesse si concentra sui luoghi più remoti della regione caratterizzati da un isolamento spaziale, culturale e sociale che, ai loro occhi, conferiva alle hill towns umbre la fisionomia di comunità antiche perfettamente conservate e vive. È questo il caso delle impressioni ricavate dal soggiorno a Todi nel 1857, dalla pittrice Joanna Mary Boyce, testimoniate da alcune lettere e da un taccuino di schizzi di viaggio fondamentali per la realizzazione di uno dei suoi più fortunati dipinti: The Departure – An Episode of the Child’s Crusade (1857-1861). L’attenzione delle artiste-viaggiatrici (tra le quali si ricordano anche Evelyn Pickering De Morgan e Marie Spartali Stillman) al paesaggio umbro, all’arte e alla storia delle piccole città contribuisce a nutrire la leggenda preraffaellita dell’“enchanted” Umbria. Questo preciso immaginario, profondamente caratterizzante e destinato a riadattarsi ai tempi o a venire ribaltato per reazione nella cultura artistica del Novecento italiano ed europeo, è sintetizzato e discusso anche nel volume A Little Pilgrimage in Italy (1911)di Olave Muriel Potter.
All'inizio del Novecento l'Abruzzo fu la meta di due viaggi paralleli, ma del tutto diversi: uno fu compiuto da Anne MacDonell, scrittrice e traduttrice inglese di vaglia, l'altro coinvolse Carlo ...Placci, mondano intellettuale e giornalista di fama internazionale. Entrambi lasciarono memoria scritta di quelle esperienze: la prima con un dettagliato resoconto odeporico pubblicato come volume illustrato nel 1908, il secondo con un ben più breve racconto che apparve inizialmente su «Il Marzocco» l’8 luglio 1906 e fu poi incluso due anni dopo nella raccolta In Automobile (1908). Partendo dai punti in comune tra l’autrice e lo scrittore – cronologia e luoghi descritti, contesto e riferimenti culturali a loro disposizione – il contributo intende offrire una prima riflessione su come gli evidenti fattori di diversità tra MacDonell e Placci abbiano influenzato i rispettivi racconti.
The essay identifies in the tales of pilgrimage of the late medieval period the experiences and memories of travellers who went on the Egyptian and Sinaitic Sahara desert or the Neghev from ...Gerusalemme or towards the Holy City. Descriptions of extreme adventures, inaccessible in undefined and boundless spaces, where the immensity and hardness of the landscape take hold of the pilgrim's thought. In the literary production of those years, the desert stimulated the construction of the image of the “other” which became the leitmotif of the narration and led to reconsidering the “geography of the sacred” through a renewed actualization of the past. The perceptions of the physical and human environment described in detail are, for those who try to brush the past bringing it back to its soft colors, extraordinary sources for the history of mentalities; testimonies that have shaped the “identity” of the pilgrim and transformed the homo viator into a geographer and explorer. From the encounter not only with the divine, from the extreme experience of the journey through the wide desert plains, the fifteenth-century travel journals, more oriented to the careful use of the word and the gaze of the other, laid the foundations of relationships with the communities encountered, where the sacredness of places has also given space to the narration of cultural, social, political and economic contexts.
The present article focuses on English-Italian language contact. In detail, we will show that supposedly recent borrowings such as
(GRADIT: 2004) or
(1928) can already be observed in 19th-century ...Italian translations of English travel literature.