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  • Semiosi e colonialità in Pa...
    Luigi Cazzato

    Altre Modernità, 05/2021 25
    Journal Article

    Il presente saggio prova ad affrontare la questione palestinese sul terreno dell’attivismo artistico (artivismo), che attraverso una miriade di graffiti (fra cui quelli di Banksy, Joy van Erven e Blu), offre una sorta di contro-semiosi dentro la colonialità del potere (Quijano), nel tentativo di sgretolare simbolicamente il muro israeliano. Questo confine-muro diventa una herida abierta che sanguina, per dirla con Gloria Anzaldúa, del sangue del sud del mondo costretto a scontrarsi a mani nude contro i muri del nord del mondo, essendo Israele un prodotto di quest’ultimo (Said, Question). Questo confine-muro diventa “globale” nella misura in cui la defence barrier, come la chiamano gli israeliani, o l’apartheid wall, come lo chiamano gli attivisti internazionali, è diventata una sorta di tela globale su cui si combatte una guerrilla visuale transnazionale, che qui viene interpretata con le lenti del pensiero decoloniale e dal punto di vista della tradizione degli oppressi (Walter Benjamin).