INTRODUZIONE: L'abuso sugli anziani rappresenta una problematica critica; finora nessun articolo ha discusso le scale ed i metodi di valutazione esistenti alla luce dei fattori di base (es: famiglia, ...contesto sociale) e della presentazione clinica delle persone anziane potenzialmente abusate.Obiettivo: fornire una panoramica dei fattori di rischio e protettivi, dei segni, dei sintomi e dei criteri di valutazione che gli infermieri possono seguire per valutare situazioni potenzialmente correlate all'abuso sugli anziani. MATERIALI E METODI: Revisione narrativa su Pubmed, CINAHL e Cochrane Library. RISULTATI: Sono stati rinvenuti 19 strumenti di valutazione disponibili in letteratura, cosa che ha permesso di concentrarsi su quelli dedicati all'assistenza infermieristica. Questo aspetto è fondamentale a causa della natura multiforme dell'abuso sugli anziani, in cui sono coinvolti aspetti infermieristici, medici, legali, sociali ed etici. DISCUSSIONE: Molti degli strumenti recuperati sono stati concepiti per medici o operatori sanitari non infermieri, ed alcuni richiedevano molto tempo (ad esempio, interviste di 2 ore) o l'utilizzo in combinazione con altri strumenti. Gli strumenti EASI e HS-EAST sono gli unici strumenti validati che gli infermieri possono utilizzare. Tuttavia, l'EASI è solo parzialmente validato, in quanto non è stata riportata un'analisi di coerenza interna, il che potrebbe limitare la riproducibilità della valutazione. L'HS-EAST è stato testato solo sulle donne. CONCLUSIONI: La valutazione della persona anziana con segni e sintomi di potenziale violenza rimane un argomento importante nei contesti infermieristici. È necessario condurre studi di validazione per ottenere strumenti affidabili che permettano di identificare con successo le potenziali vittime
Purtroppo, in Italia, lo status sociale dell’infermiere rimane una criticità che incide significativamente in termini di riduzione di attrattività per i giovani italiani, anche in considerazione di ...come la percezione di una professione da parte della società sia condizionata in modo rilevante dal riconoscimento economico che ad essa viene attribuito e che non rappresenta un punto a favore della nostra professione nel contesto nazionale.
INTRODUZIONE:L’infermiere, già professionista o in fase di formazione, in ogni contesto clinico viene sempre più spesso a contatto con assistiti che presentano deficit di comunicazione, sia ...temporanei che permanenti. Le persone che presentano Bisogni Comunicativi Complessi (B.C.C.) spesso necessitano dell’adozione di strategie di compensazione, come la Comunicazione Aumentativa Alternativa (C.A.A.). Conoscere la C.A.A. ed i sistemi che essa mette a disposizione già in fase di formazione rappresenta un’importante risorsa per consentire di stabilire e mantenere un’efficace relazione terapeutica.
SCOPO:Indagare la conoscenza e la percezione riguardo la Comunicazione Aumentativa ed Alternativa in un campione di studenti del Corso di Laurea in Infermieristica (CLI) valutando l’efficacia di un intervento formativo.
METODI:Studio pre-post monocentrico con arruolamento di un campione di studenti di secondo e terzo anno del CLI dell’Università degli Studi di Milano: costruzione e validazione preliminare di un questionario per rilevare le conoscenze e percezioni prima e dopo la partecipazione ad un intervento formativo.
RISULTATI:Hanno partecipato 140 studenti; al T0 il 40.0% del campione conosceva la C.A.A., al T1 il 92.14%; successivamente all’intervento formativo le conoscenze del campione sono aumentate in modo statisticamente significativo (p <0.001 per tutte le domande proposte). Il questionario creato ha mostrato buone doti di validità (CVI-S = 0.93).
CONCLUSIONI:Pare auspicabile indagare le modalità di utilizzo della C.A.A. anche in diversi contesti clinico-assistenziali, quantificare i professionisti effettivamente formati al suo utilizzo, indagare le conoscenze di studenti di altre professioni sanitarie e non.
INTRODUZIONE: In Italia nel 2020 sono state stimate circa 55.000 nuove diagnosi di carcinoma della mammella. L’autoesame al seno (Breast Self Examination-BSE) rappresenta un primo strumento di ...prevenzione rivolto alle donne di qualsiasi età inducendole, in caso di alterazioni sospette, ad effettuare indagini diagnostiche più approfondite. Nonostante l’enorme potenzialità di questa pratica, essa non è ancora abbastanza diffusa e correttamente utilizzata. Per poter educare le donne alla corretta esecuzione della BSE è opportuno che anche l’infermiere in formazione acquisisca specifiche conoscenze in questo ambito. Lo studio si pone l’obiettivo di costruire e validare uno strumento per indagare le conoscenze riguardo l’autoesame al seno tra le studentesse del Corso di Laurea in Infermieristica (CLI) dell’Università degli Studi di Milano.
MATERIALI: Studio osservazionale descrittivo su campionamento di convenienza costituito dalle studentesse del CLI dell’UniMi. Somministrazione di un questionario creato ed elaborato in base alla letteratura. Successiva proposta di un video informativo.
RISULTATI: Dei 155 questionari somministrati si evince che l’81.9% conosce la pratica dell’autoesame al seno, ma solo il 51.6% la esegue con un aumento delle conoscenze con punteggi significativamente superiori a partire dal secondo anno (p=0,001). Una minoranza delle studentesse si sente sicura nella tecnica di esecuzione. Il 48.4% non pratica l’autoesame al seno.
CONCLUSIONI: Lo studio condotto evidenzia una buona conoscenza della BSE, ma una scarsa pratica della stessa. Implementare la formazione alla BSE dello studente infermiere può consentire un’educazione corretta nei confronti della popolazione femminile.
BACKGROUND: Bathing is one of the most intimate activities during which persons with dementia are cared for. The literature suggests that 20-40% of patients with cognitive impairment, hospitalized in ...long-term facilities, may react with aggressive behaviours.
AIM: To evaluate the efficacy of the towel bath technique in reducing agitation, aggression, and discomfort in nursing home residents with dementia.
MATERIALS AND METHODS: An Inteentional crossover study was conducted; a convenience sample of patients with dementia, was enrolled. Aggressive behaviors were evaluated using the italian version of the Care Recipient Behavior Assessment (CAREBA- ita).
RESULTS: 71 resident were enrolled. Towel Bath technique showed a reduction in episodes of aggression and in the execution time of the procedure with a statistically significant difference (p < 0.05).
CONCLUSIONS: The technique Towel bath provides a viable alternative to traditional bath to reduce aggression in patients with dementia.
BACKGROUND: L'incontinenza urinaria postoperatoria è il risultato complessivo dell'incompetenza dello sfintere uretrale e delle modifiche della lunghezza dell'uretra dopo la prostatectomia radicale. ...I risultati degli interventi preoperatori mirati a prevenire l'incontinenza post-prostatectomia includono l'allenamento preoperatorio dei muscoli del pavimento pelvico (PFMT) e il biodfeedback (BFB), che possono essere gestiti dal personale infermieristico in molti Paesi.
OBIETTIVO: determinare l'efficacia del biofeedback preoperatorio (BFB) per l'incontinenza urinaria post-prostatectomia rispetto al training pelvico senza BFB, considerando la variabilità dei risultati degli studi disponibili.
METODI: è stata condotta una revisione sistematica con meta-analisi, analizzando le indicazioni fornite dalla letteratura sul biofeedback preoperatorio per la prevenzione dell'incontinenza urinaria in termini di regimi di trattamento, tempi di inizio delle sessioni, numero di esercizi di contrazione e rilassamento e lavoro programmato a casa. La ricerca della letteratura è stata effettuata su Pubmed, CINAHL, Cochrane Library, Web of Science, Scopus, EMBASE e PEdro.
RISULTATI: nonostante solo tre articoli siano stati adatti alla metanalisi, i nostri risultati supportano il BFB rispetto alle istruzioni scritte per il recupero della continenza dopo 3 e 6 mesi dall'intervento. L'implementazione di programmi progressivi con molti esercizi muscolari diversi e l'inclusione del rilassamento sono le principali raccomandazioni.
CONCLUSIONI: Il biofeedback preoperatorio porta a un miglioramento della continenza urinaria dopo 3 e 6 mesi dalla prostatectomia radicale. Gli studi futuri dovrebbero concentrarsi sulle caratteristiche e sul numero di contrazioni muscolari pelviche richieste durante il biofeedback per massimizzare l'efficacia.Il biofeedback preoperatorio migliora il recupero della continenza dopo la prostatectomia aperta: una revisione sistematica e una meta-analisi